M.: Stihira, 2014.
Indice
Lettere agli studenti dell’accademia spirituale di Mosca
Introduzione
L’igumeno Nikon (al secolo Nikolay Nikolayevich Vorobiev) è nato il 22 maggio 1894 in una famiglia cristiana, nel governatorato di Tversk. La famiglia non era per niente ricca, quindi sin dai primi anni di studi, la necessità era sua continua accompagnatrice. Dopo le elementari, va all’istituto Reale di Vyšnij Voločëk, dove ha mostrato capacità eccezionali e multidirezionali.
Già nei primi anni dell’adolescenza in lui si notava un'insolita tendenza nel cercare il senso della vita, nella ricerca della verità. Mentre frequentava l’istituto con sete si è lanciato nello studio delle scienze, credendo ingenuamente, che in esse avrebbe potuto trovare le risposte alla sua domanda: perché l’uomo vive? E la cieca fiducia verso la scienza, ha facilmente spodestato quella cieca fede che aveva in Dio in quel periodo. Ma dopo un po’ di tempo Kolia, ha capito che le scienze empiriche non si occupano proprio della ricerca della verità, dell’eternità e di Dio; la domanda sul senso della vita con loro non si pone e la risposta non sarà data dalla natura di queste stesse scienze. Visto ciò, già nelle classi superiori con tutto il fervore della sua natura, si è occupato della comprensione della storia della filosofia – prima di tutto, di quella greca antica, medievale e la più recente europea, ma anche quella russa e indiana. Con l’obiettivo di una miglior comprensione delle recenti filosofie occidentali ha imparato il tedesco e il francese.
Sull’assimilazione del materiale didattico e la lettura dei testi rimaneva la notte. Poiché in qualche modo bisogna vivere, dopo le lezioni doveva fare ripetizioni agli studenti che rimanevano indietro. Ma la sete di sapere era così grande, che spesso, pur di rimanere letteralmente senza un pezzo di pane, con i pochi soldi rimasti comprava il libro che gli interessava.
Ma anche la filosofia non ha soddisfatto le sue aspettative, dato che ogni filosofo dà la sua risposta, e quindi a chi credere? E più cresceva, più acutamente sentiva il non senso della vita in quel sistema ateistico di visione del mondo, nella quale viveva l’intellighenzia1 di allora, la gioventù di allora. Se la morte e il completo sterminio della persona – è nel destino di tutti, perché vive l’uomo?
Persa la fiducia verso la scienza e la filosofia, va all’istituto di Psico –neurologia di Petrograd (l’odierna San Pietroburgo), sperando di trovare lì la risposta sull’esistenza dell’uomo. Ma qui ebbe una delusione ancora maggiore rispetto all’istituto. Dopo aver studiato un anno o due, se ne andò dall’istituto. Arrivò così la crisi spirituale definitiva. La lotta era così pesante, che cominciò ad avere pensieri di suicidio.
E così, una volta, nell’estate del 1915, quando Nikolay cadde in uno stato molto vicino alla totale disperazione, ebbe nella mente un pensiero, come un fulmine gli è passato un pensiero, sulla fede che aveva durante l’infanzia: e se Dio veramente esistesse? Lui dovrebbe rivelarsi! E Nikolay, pur non credendo, dal più profondo dell’animo, esclamò: “Signore, se tu ci sei, rivelati a me! Non ti sto cercando per qualche motivo terreno o fine a sé stesso. Mi serve solo una cosa: Tu ci sei, o no?”
E … il Signore si rivelò.
“Non si può trasmettere” – raccontava il sacerdote – “quell’attività della grazia, che conferma l’esistenza di Dio con forza e chiarezza, che non lascia il minimo dubbio nell’uomo. Il Signore si rivela così, come noi chiediamo, dopo nuvole oscure, all’improvviso brilla il sole: tu non hai più dubbi se è il sole, o se qualcuno ha acceso una lanterna. Il Signore si è aperto così con me, che io sono caduto a terra con le parole: Signore, gloria a Te, Ti ringrazio! Concedimi di servirTi per tutta la vita! Lascia che tutti i dolori, tutte le torture, che ci sono sulla terra, vengano su di me – concedimi di sopravvivere tutto, voglio solo non allontanarmi da Te, non perderte!”
Così, in qualche momento è avvenuto uno sbalorditivo cambio di direzione nella sua anima, è avvenuto l’inspiegabile, chiaro miracolo, che è stato, diciamo così, una naturale risposta divina su una sincera ricerca, con tutte le forze, di una giovane persona.
Nel 1917 entra all’Accademia Spirituale di Mosca. Ma dopo due anni le lezioni si sono interrotte. Lui torna a Vyšnij Voločëk, dove trova lavoro come professore di matematica alle medie. Ma dopo qualche anno lo licenziano da lì per il rifiuto di lavorare il giorno di Pasqua. Dopo ciò si trasferisce a Mosca e si sistema come lettore di salmi nella chiesa di Boris e Gleb, da dove con il rettore Feofan (Semenyako), che era stato elevato ad episcopo, si è spostato a Minsk. Lì il 23 marzo 1931 è diventato monaco con il nome di Nikon e lo stesso episcopo lo fa diventare ierodiacono e ieromonaco. Il 23 marzo del 1933 (il giorno che è diventato monaco) padre Nikon è stato arrestato, condannato secondo l’articolo 58 (motivi politici) ai lavori forzati nei lager siberiani per 5 anni nella costruzione di Komsomolsk-na-Amure (Estremo Oriente Russo). Per miracolo, stando alle sue parole, a seguito del compimento dei giorni lavorativi, è stato liberato nel 1937.
Ritornato dal lager, padre Nikon è stato ospitato dal famoso chirurgo Mikhail L’vovič Sergievskiy, nella sua casa a Vyšnij Voločëk, a suo rischio, in qualità di tuttofare. Memoria eterna per lui.
Qui il sacerdote ha dovuto passare attraverso un altro periodo di grande pazienza, in quanto la moglie del dottore, Alexandra Efimovna e sua sorella Elena Efimovna, essendo ateiste accanite, deridevano apertamente la fede, l’abito e il monachesimo di padre Nikon. Però i loro scherni sono finiti con il fatto che loro non solo hanno rinnegato la loro fede all’ateismo e sono diventate vere cristiane, ma una di loro è addirittura diventata monaca in segreto.
Con la riapertura delle chiese, il sacerdote cominciò a celebrare le messe liturgiche. Nel 1944 è stato nominato rettore dall’episcopo di Kaluga della chiesa dell’Annunciazione della città di Kozel’sk, dove ha servito la messa fino al 1948. Qui lui viveva in un appartamento da solo presso le monache Sciamordine (monache che vivono sull’isola di Solovetsk, che si trova a nord di San Pietroburgo, sul Mar Bianco) e conduceva uno stile di vita ascetico molto severo verso il mondo. Dopo una serie di spostamenti in vari luoghi (Tula, Belev, Efremov, Smolensk), nel 1948 padre Nikon è stato indirizzato come rettore nella fatiscente comunità, a quei tempi, della città di Gžatsk, oggi Gagarin (che si trova tra Mosca e Smolensk).
Trovava una profonda consolazione nella celebrazione della Messa, soprattutto quella Liturgica. A parte le domeniche, come era da prassi prima di lui, ha introdotto obbligatoriamente il servizio della liturgia del mercoledì, venerdì e sabato. Serviva la messa in maniera semplice, discreta e naturale. Ha impedito a tutti di stare nei pressi dell’altare (motivo per cui gli uomini si sono offesi molto). Tutte le domeniche e ad ogni festa religiosa predicava rigorosamente. La forza delle sue parole era molto rinomata. In occasione della nomina a Gžatsk, le autorità locali erano state informate, che stava arrivando un predicatore molto attivo, capace di influenzare il popolo. Parlava calorosamente, con tutta l’anima. I suoi pensieri principali: necessità di vedere la propria peccaminosità e conseguente pentimento, riconoscere il proprio stato di decaduto, poiché solo questo porta all’umiltà salvifica e crea un vero, autentico amore cristiano. Quando si apprestava a uscire con la comunione da distribuire ai fedeli cercava di far moderare il volume dei canti, poiché alcuni tendevano a cantare troppo sonoramente in quel momento. Impediva di cantare alcune composizioni sui Cherubini, Pietà per il mondo e altri canti liturgici, dicendo che era blasfemia e non preghiera.
Era una persona coraggiosa e intelligente. Da una parte, non toccava mai alcun argomento politico nelle sue prediche, ma allo stesso tempo senza paura non leggeva nei messaggi Natalizi e Pasquali del Patriarca tutta la parte, come lui stesso diceva, dell’orpello politico. La chiesa vuota prima di lui, cominciava a riempirsi.
Padre Nikon è morto il 7 settembre 1963 e sepolto dietro l’altare della chiesa dell’Ascensione che sta dentro il cimitero, nella quale ha prestato servizio per 15 anni. Si vuole far notare ciò che molte persone hanno sentito dentro l’anima mentre pregavano durante la messa e il funerale del loro amato sacerdote, quella particolare atmosfera e gioia interiore, che attenuavano il comune vero dolore.
Padre Nikon ha lasciato in eredità di mantenere la fede con il pieno adempimento dei comandamenti di Cristo e con il pentimento, evitare le cose che svuotano l’anima, e senza sosta farsi guidare nella propria vita spirituale dai testi di immenso valore scritti da Ignatiy Bryancianinov, del quale era un fedele allievo.